Quando si parla di film post-apocalittici, 28 giorni dopo di Danny Boyle è uno di quelli che riesce a catturare l’attenzione del pubblico sin dai primi minuti. Uscito nel 2002, il film ha rivoluzionato il genere degli zombie, portando una ventata di freschezza e adrenalina con la sua trama intensa e la sua atmosfera unica. Ma cos’è che rende 28 giorni dopo tanto speciale e ancora oggi così influente?

La storia prende vita con un inizio che scuote il pubblico. Il film si apre con una sequenza in cui un gruppo di attivisti tenta di liberare degli scienziati rinchiusi in un laboratorio. L’esperimento che cerca di iniettare un virus in primati scimmie sfugge di mano, dando vita alla diffusione di una terribile infezione. Quando Jim (interpretato da Cillian Murphy) si risveglia dopo un coma di 28 giorni, trova Londra deserta, invasa da una devastante epidemia. Non ci sono più segni di vita, solo caos, e soprattutto, una violenta e letale malattia che trasforma gli esseri umani in feroci infetti in un battito di ciglia.
Questa apertura immediata e scioccante introduce subito il cuore pulsante del film: la lotta per la sopravvivenza in un mondo dove l’umanità sembra essersi estinta in un attimo.

A differenza dei tradizionali zombie lenti e sbadati, gli esseri infetti di 28 giorni dopo sono veloci, aggressivi e pronti ad attaccare all’istante. Il regista Danny Boyle reinventa il concetto di non-morti in modo che siano più minacciosi, fisici e incontrollabili. Questa scelta si rivela decisiva, creando un ambiente di ansia costante e una sensazione di pericolo imminente che mantiene alta la tensione per tutta la durata del film.
Oltre all’elemento horror, 28 giorni dopo è anche una storia di umanità. Il film si concentra sulle difficoltà di Jim e degli altri sopravvissuti mentre affrontano non solo l’infezione, ma anche la crescente disperazione, i conflitti morali e la lotta contro la disintegrazione sociale. I personaggi sono ben sviluppati e realisti nelle loro reazioni a un mondo che cambia radicalmente.
Danny Boyle si distingue per la sua capacità di creare una Londra spettrale e desolata. La fotografia e l’uso di location reali contribuiscono a dare un senso di isolamento e urgenza. La colonna sonora minimalista di John Murphy aumenta ulteriormente la tensione, rendendo ogni scena ancora più claustrofobica e drammatica.

Oltre all’azione e alla paura, 28 giorni dopo solleva interrogativi importanti sulla natura umana e la società. Come reagiamo quando siamo spinti all’estremo? Dove finisce la civiltà e dove comincia la brutalità? Il film esplora la fragilità delle istituzioni e delle relazioni umane in tempi di crisi, mettendo in discussione il nostro concetto di sicurezza e di comunità.
28 giorni dopo non è solo un film sugli zombie. È un’esperienza cinematografica viscerale, un thriller psicologico che mescola azione, horror e riflessione sociale. Con un ritmo frenetico, un mondo inquietante e personaggi ben scritti, il film è diventato un punto di riferimento nel genere. Ancora oggi, 28 giorni dopo è considerato uno dei migliori film post-apocalittici mai realizzati, e la sua influenza è ancora evidente in molte delle storie di zombie che sono seguite.

Se non lo avete ancora visto, è sicuramente il momento giusto per farlo. La paura e l’adrenalina che trasmette sono senza tempo.
A 28 giorni dopo è seguito nel 2007 il sequel del film, 28 settimane dopo, diretto dal regista spagnolo Juan Carlos Fresnadillo.
Nel 2024 veiene annunciato un terzo film dal titolo 28 anni dopo, che vedrà il ritorno di Danny Boyle alla regia e Alex Garland alla sceneggiatura con data prevista di uscita per il 19 giugno 2025.