Il mondo del cinema horror è ricco di storie che si concentrano sui legami familiari, ma Separazione cerca di esplorare un territorio unico: il dolore della perdita, filtrato attraverso una lente gotica e visivamente disturbante. Diretto da William Brent Bell (The Boy), il film è un mix di orrore psicologico, dramma e creature spaventose. Tuttavia, nonostante le sue ambizioni, l’opera fatica a raggiungere il pieno potenziale.
Separazione si apre con uno sguardo al mondo disfunzionale della famiglia protagonista. Jeff (Rupert Friend), un artista di fumetti dal talento indiscutibile ma con poca stabilità professionale, sta affrontando una profonda crisi matrimoniale con sua moglie Maggie (Mamie Gummer). Lei, più pragmatica e determinata, si prepara a chiedere la custodia esclusiva della loro figlia Jenny (Violet McGraw), esasperata dall’incapacità di Jeff di contribuire concretamente alla famiglia. Nel cuore di questa tensione familiare, emerge Jenny, una bambina sensibile che si rifugia nelle fantasie e nei personaggi creati dal padre per sfuggire alla dura realtà.

Il punto di svolta arriva con la tragica morte di Maggie, investita da un’auto in circostanze improvvise e drammatiche. Questo evento sconvolgente segna l’inizio di un incubo per Jeff e Jenny. Mentre i due cercano di rimettere insieme i pezzi della loro vita, nella casa iniziano a manifestarsi strani fenomeni. Gli inquietanti personaggi delle illustrazioni di Jeff, figure deformi e quasi burattinesche, sembrano prendere vita, apparendo nell’oscurità e aggirandosi tra le mura domestiche.

Maggie, però, non scompare del tutto. Il film lascia intendere che il suo spirito potrebbe essere ancora presente, forse per proteggere Jenny o per esprimere il rancore che aveva accumulato in vita. La sua morte, infatti, ha lasciato un vuoto pieno di rimpianti e sentimenti irrisolti che alimentano l’atmosfera inquietante del film. La figura della nonna materna di Jenny (Linda Darlow) complica ulteriormente le cose, entrando in conflitto con Jeff e cercando di assumere il controllo della vita della bambina.
Mentre Jeff cerca di mantenere la sua sanità mentale, i fenomeni paranormali si intensificano. Le creature che invadono la casa sembrano legate sia al dolore del lutto sia alle colpe irrisolte di Jeff. In particolare, una di queste figure – un burattino spettrale che sembra rappresentare la paura e la colpa – diventa il simbolo centrale degli orrori che perseguitano la famiglia.
Il film si muove in bilico tra il reale e il soprannaturale: le visioni sono il prodotto della mente di Jeff, tormentata dal senso di colpa, o c’è davvero una presenza maligna nella casa? Nel climax finale, Jeff è costretto a confrontarsi con il passato, con i suoi errori come marito e padre, e con le creature che minacciano la sicurezza di Jenny.
Uno degli aspetti più memorabili del film è il design delle creature, che richiamano i disegni di Jeff. Le figure spettrali, deformi e inquietanti sono visivamente efficaci e aggiungono un tocco di stile gotico alla narrazione.

Nonostante l’originalità del concept, la trama scivola spesso in cliché del genere horror, rendendo molti colpi di scena prevedibili. Alcuni personaggi, come Maggie o l’avvocato interpretato da Mamie Gummer, risultano poco approfonditi, lasciando il pubblico con domande irrisolte. Separazione oscilla tra l’horror psicologico e il dramma familiare, ma questa dualità a volte sembra disorientare il pubblico, lasciando entrambe le componenti poco sviluppate.
Al di là dell’horror soprannaturale, Separazione mette in luce il dolore del distacco e le difficoltà emotive di un padre single che cerca di ricostruire un rapporto con sua figlia. I personaggi delle illustrazioni, che Jenny inizialmente considera amici immaginari, diventano simboli del modo in cui i bambini elaborano il trauma e della potenza distruttiva che un lutto irrisolto può avere su una famiglia.
Consigliato a chi ama gli horror più atmosferici e tematicamente carichi, ma potrebbe lasciare insoddisfatti gli spettatori in cerca di brividi intensi o di una narrazione più incisiva.